I l Fiano è il nome di un vitigno a bacca bianca tipico della Campania, protagonista assoluto di una delle 4 D.O.C.G. di questa Regione.
Con ogni probabilità, la coltivazione del vitigno Fiano ha origini molto antiche, risalenti all’epoca della colonizzazione greca. Successivamente, fu con la colonizzazione romana che la viticoltura locale conobbe un periodo di enorme diffusione. Ed è proprio in epoca romana che si registrano le prime testimonianze scritte su questa varietà. Il successo del vitigno proseguì nei secoli successivi. Pare che il vino Fiano fosse particolarmente amato da Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero. Documenti che risalgono al XIII secolo narrano di un ingente ordine di viti Fiano da parte del re Carlo II d’Angiò con l’intenzione di piantarle nella sua tenuta di Manfredonia, Foggia-Puglia. A lui si deve la diffusione del vitigno in questa Regione.
Ferrovia del vino d’Irpinia
A testimonianza dell’importanza assunta dal Fiano nell’avellinese segnaliamo la costruzione, nel XIX secolo, della ferrovia del vino d’Irpinia per favorire la diffusione dei suoi vini nei mercati regionali, nazionali ed europei. La fillossera della vite portò ad una drastica riduzione della coltivazione di questa varietà. Questa fase difficoltosa fu superata grazie al lavoro dei viticoltori locali, in grado di recuperare un vitigno storico e così importante per l’economia locale. Oggi il vitigno Fiano è il protagonista indiscusso della viticoltura della provincia di Avellino.
Il Fiano è coltivato soprattutto in Campania, in particolare nell’area a nord di Avellino fino al confine con la provincia di Benevento. É diffuso anche in altre regioni del sud Italia. Lo ritroviamo in Puglia e in Sicilia.
L’origine del nome Fiano è dibattuta. Possiamo individuare due differenti filoni che portano avanti due differenti ipotesi. La prima fa risalire il nome al comune di Lapio, sulle colline di Avellino, un tempo conosciuto come Apia. L’uva che veniva coltivata in questa zona era chiamata Apiana, poi diventata Fiano grazie ad una serie di trasformazioni linguistiche. Altri, invece, ritengono che l’origine del nome vada rintracciata nella parola Api, perché gli acini delle uve del vitigno, caratterizzati da un buon contenuto zuccherino, venivano attaccati proprio dalle api. Da qui, il vitigno fu chiamano Apiano e poi, sempre attraverso una serie di trasformazioni linguistiche, si giunse all’attuale Fiano.
il Fiano di Avellino, si presenta dal colore giallo paglierino e con un bouquet aromatico ben definito, in cui spiccano note di mela e pera, arricchiti da sentori di mandorla. Al gusto rivelano una buona vena acidula, buona mineralità e freschezza.